...Terza sera… terza cena, questa volta siamo ospiti nelle sale del ristorante dell’Hotel Portoroz. Calda accoglienza in compagnia di Marino, Tony e rispettive mogli. Bevute nove bottiglie in sei, in successione, bollicine champenoise da chardonnay del Collio sloveno di Vila Istanic, ancora il vino portato da casa, prosecco e subconscio, rosè di pinot nero di Batic, poi ancora un chardonnay molto pulito in stile bourgognotto della cantina Monte Moro, un Velico Belo di Movia e, per finire, un passito a muffa nobile da uve tocai di nome Aurora (ho dovuto richiamare Serghej Versich, il sommelier di turno, perché non ricordavo tutto). Il cibo ben curato e ben presentato dallo chef friulano Costattini ci ha colto in pregustativo con delle caramelle vere trasparenti ripiene di caprino alle erbe fini. Entrée con cappasanta, tonno e spada gratinati, poi ravioli fatti in casa ripieni di crema di patate conditi con scampi sgusciati su fondo di prosciutto crudo quasi liofilizzato che sembrava terra, per finire con una coda di rospo con ragù di gamberi allo zafferano su letto di alghe marine. Trionfo col dessert: cioccolato con strati di marmellata d’arancio stile merendina. Quarto giorno quasi a dieta. A parte la solita colazione abbondante e succulenta del Portoroz, ci siamo goduti uno ‘svarione’ musicale con un concerto di un beniamino di casa della Jugoslavia che fu, il cantante bosniaco di padre croato e madre serba Goran Bregovic, che ci ha trascinato e coinvolto con le sue trascinanti sonorità balcaniche suonate in prevalenza da fiati per quasi due ore, con un bis lungo mezz’ora con gran finale da partigiano italiano con niente di meno che Bella Ciao! A fine concerto, per chiudere in bellezza e per tenersi in moto, un dolce al caramello e Moet & Chandon rosè, che, devo dire, pensavo peggio… Prima di chiudere questa elettrica trasferta istriana, l’amico Roberto Terpin mi raccomanda di non mancare la visita alla trattoria Norma, con tappa successiva e obbligatoria dal figlio contadino Urus Klabjan. Naturalmente non abbiamo deluso nessuno. Quinta e ultima sera quindi a Dekani, piccolo borgo dopo Capodistria; appena arrivati in paese tutti sanno dov’è Norma… Saltata di cozze, datteri, vongole, il sughetto con prezzemolo aglio e olio e pane grattugiato anche sulla capasanta gratinata, spaghetti alla Busara con scampi del Quarnaro, per finire con uno splendido branzino pescato al largo del porto di Trieste, il tutto innaffiato da un rosè di refosco e da una malvasia istriana prodotta a dieci chilometri dal figlio Urus. Ottimo anche il suo olio d’oliva leggero e delicato per tutti i condimenti. Ultimo giorno visita ufficiale alla cantina Klabjan, nel giorno di ferragosto, da mezzogiorno alle tre di pomeriggio. Il prodigioso artigiano, artista, agricoltore Urus appena trentenne snocciola concetti e conoscenze come se parlasse suo nonno, da cui, infatti, ha imparato il mestiere del vignaiolo. Questa volta non abbiamo bevuto ma assaggiato, anche se diverse tipologie e annate da venti botti e vasche. Abbiamo stappato anche una decina di bottiglie vecchie, tutte buone e particolari, del vitigno amato, la Malvasia, seguito dall’assaggio di un refosco parente del terrano ben plasmato con lunghi affinamenti. Ci sarebbe da scrivere per dieci pagine ma in sintesi ci sono due linee di imbottigliamento, una con l’etichetta bianca, che ‘marchia’ i vini più freschi e fruttati, e una con l’etichetta nera per i vini prodotti da uve più mature, macerate più a lungo secondo interpretazione d’annata, affinate perlopiù in botti di rovere e in barriques esauste da sapori cedenti e invadenti. L’uso della solforosa in cantina è quasi inesistente, quindi vino sano e buono oltre il gusto… Nella prossima puntata prometto una descrizione più dettagliata anche dei vini vecchi che ho avuto l’onore di assaggiare con Urus.

Evviva la sete!

Venezia News ottobre, 2012

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