È indubbio che bere, assaggiare, un calice di vino in un bicchiere ‘giusto’, oltre che bello ed elegante, consenta di ottenere gusti, aromi e profumi adeguati alla qualità del nettare di Bacco. È pur vero che se un vino è pessimo, non è che un bel bicchiere avrà il potere magico di trasformarlo in ottimo. Posso però affermare che la forma del bicchiere è in grado di esaltare bouquet e sapori, e dare ulteriore piacevolezza al rito dell’assaggio e della degustazione organolettica. Fra i primi in assoluto al mondo a creare e a disegnare artisticamente le ‘forme del bere’, furono i Riedel, una famiglia di Kufstein in Austria, che appresero 250 anni prima i segreti dei maestri vetrai di Murano. Nel 1973 crearono la collezione “Sommeliers”, con bicchieri di cristallo soffiati a bocca, dedicati a ogni tipologia di vino, vitigno per vitigno, considerando, oltre all’estetica, la forma dell’uscita del vino verso le labbra e la bocca, con attenzione a come la lingua vada posizionata rispetto alla svasatura più o meno significativa del bicchiere. Se il bicchiere verso l’uscita, dove si appoggiano le labbra, avrà la forma rientrante verso l’interno o se, al massimo, finisce perpendicolare, potrete facilmente notare che la punta della lingua andrà verso il basso. Secondo lo studio di Riedel e per pratica personale, sarà una forma più adatta per bere vini alcolici e/o tannici, inclusi i distillati, in modo da non inibire le papille gustative, altrimenti compromesse da sensazioni pseudo-caloriche in eccesso. Al contrario se il bicchiere nel finale ha una curva che va verso l’esterno, come un giglio, la lingua dovrebbe posizionarsi verso la parte alta del palato; tale bicchiere è adatto per vini leggeri e freschi, comprese le bollicine morbide e poco astringenti, ma anche per vini vecchi e maturi; per quest’ultimi sarà importante che la “capienza-capacità” sia ampia, atta ad ossigenare per bene il vino che vuol esser liberato da gusti e profumi riduttivi (odore di ‘chiuso’). Adesso, con l’estate imminente, il desiderio di bere bollicine è un fattore incondizionato; eccoci a bere Champagnes, metodi Classici e frizzanti di ogni genere: chi scrive vi consiglia di bere il prosecco col fondo leggero e genuino nonché omeopatico; è quanto di meglio vi aspettereste in una flute di bollicine. La flute per l’appunto, il bicchiere più adatto alle bollicine, che ha soppiantato l’amata coppa del periodo Liberty, per dar spazio al giusto contenitore, come tanti di noi hanno imparato ai corsi di Sommelier. Nonostante la flute sia il bicchiere giusto, ultimamente, non si capisce se per moda o per voglia di essere diversi dalla massa, parecchi consumatori, clienti, amano bere bollicine su bicchieri ampi e/o adatti a vini rossi!? Nulla lo vieta, ma sappiano che perderanno il piacere delle tanto agognate bollicine, infatti il bicchiere senza il punto perlage, come la flute, dissolverà le bollicine e lo Champagne e lo Spumante sembreranno ‘svampiti o sgasati’, a causa del fondo liscio del bicchiere inadatto; grave è quando questo servizio è fatto da colleghi osti. Senza presunzione, consiglio a tutti di bere sempre bollicine di vostro piacimento in qualsiasi bicchiere, ma almeno fatevi graffiare il bicchiere sul fondo per ottenere le bollicine, sempre! Se non ci credete, per ottenere il punto perlage e vedere copiose bollicine nel vostro bicchiere, aggiungete un sassolino o dei chicchi di riso, questa operazione, vi permetterà, in assenza di flute o con un bicchiere ancora umido, di combinare e riattivare le bollicine che avevate fatto scomparire usando il bicchiere sbagliato. Evviva!

Venezia News giugno, 2011

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