Mi considero un missionario dellaccoglienza ed un putto baccante, mi stanno a cuore tutte le realtà enoiche, piccole e sperdute nello stivale, i vini da vitigni di un Bacco minore, artigiani del cibo che ti fanno ritrovare gusti perduti e ti riempiono il cuore di gioia e piacere!

Sono nato con la cultura del vino, in casa, nel 1957, nel giorno di San Silvestro. Odoravo già dai primi vagiti l'odore delle vinacce depositate nell'aia pronte alla distillazione. Il vino, dunque, lo vedo come compagno di viaggio che non mi ha mai tradito, e quando è successo la colpa è sempre stata mia, data dalla mia ignoranza. Questo è accaduto quando bevevo vini bevanda di sola estetica, di gusti facili, figli del moderno consumismo. Da quando mi sono accorto che il vino "tecnico" e d'effetto, mi faceva male, sono tornato da dove ero partito. Il vino è tradizione della civiltà contadina, togliere o aggiungere qualcosa che non sia inerente al frutto-uva è comunque sbagliato. Ho iniziato alla fine degli anni 90 a intervistare e ad ascoltare vecchi contadini e cantinieri a leggere vecchi testi di Enologia per ricostruire il passato per il presente. I vini nuovi sono quelli che son già stati. Non ho un vino in particolare che apprezzo più di un altro ma la differenza per me la fa l'uomo, il contadino, la cantina che fa il vino: qui ho le mie preferenze.

Non mi stanco mai, ho iniziato già a 14 anni durante le vacanze estive ad aiutare i genitori nel ristorante di famiglia. I miei coetanei andavano al mare e in montagna, io a divertirmi tra tavoli fornelli e cantina. Il sogno di aprire un'Enoiteca con mescita a tutto stappo in Italia si realizzò finiti gli studi di ragioneria nel 1982 all'età di 24 anni. Da subito ho cominciato a girare lItalia enoica in lungo e in largo toccando con mano realtà produttive piccole e grandi. Ad oggi non c'è una bottiglia di produttore contadino che io non abbia bevuto e ho visitato personalmente le loro cantine. Le fiere mi son sempre servite come completamento di assaggi precedenti. Nei miei viaggi ho conosciuto bene all'estero le zone di Champagne, di Bordeaux e del Wachau in Austria. Anche tutte le cantine di queste zone sono state "testate" in diretta. 

Da quando ho iniziato negli anni 80 nel mondo dell'ospitalità era quasi inesistente la dotazione di carte dei vini. Negli anni 90 qualcosa è cambiato, un po' per merito delle informazioni giornalistiche specializzate, un po' per moda. Così il vino è diventato status symbol, in cui si affermavano le cantine dotate di marketing aggressivo. Venivano stilate le carte dei vini, spesso fotocopia delle indicazioni di guide più o meno credibili, il tutto per avere punteggi e ingraziarsi i giornalisti morditori. Con i sommeliers non ho un grande rapporto anche se ho svolto tutti i corsi immaginabili, restando pur bocciato qualche volta: non ho mai condiviso lo sputo, anche perché ho messo a punto in questi anni la pratica e teoria dello "Stomachismo" considerando che lo stomaco è il secondo cervello e che la genuinità del vino si evince dalla sua digeribilità. Da queste considerazioni è nato il mio motto Buono oltre il gusto

Cos'è un oste : la parola deriva da due termini, ostilità od ospitalità, io ho scelto il secondo. Quindi competenza e non supponenza, cordialità e non ruffianismo, poi passione, cuore. Il resto viene da solo. L'ultima guida che ho scritto, Oste si nasce descrive circa 20.000 vini bevuti più che assaggiati in 40 anni di mestiere.

L'approccio al vino deve e dovrà essere più confidenziale, non si può berlo o assaggiarlo pensando di essere ad un esame od ostentare sapienza perché si ha possibilità di spesa. Si può proporre il vino con ironia e divertimento reciproco, magari anche bevendo un calice in più, se il vino è genuino. Si scoprirà un mondo a colori, come lo vedo io. Mi piace dissacrare per meglio apprezzare, ecco perché quando uno dice o esprime la parola strano, magari rivolta anche al mio abbigliamento, non mi adonto: stando bene con me stesso dimostro che strano può essere indice di un pensiero in libertà, fatto di qualcosa che non conosci, ma che non rifiuti di capire.

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