Sono circa otto anni, ormai, che è apparso nel panorama delle guide gastronomiche nazionali ed internazionali Tripadvisor, sito internet di cui ignoro la proprietà e la storia del marchio (lo chiederò alla Gabanelli di Report...) e del quale non comprendo l’idea di far scrivere sotto la propria egida dei dilettanti avventori o semplici consumatori che danno giudizi opinabili su ristoranti, bar o alberghi da loro visitati. In sé l’idea appariva buona, salvo poi evidenziare limitazioni evidentissime, prima fra tutti la non appartenenza di tali recensori all’Ordine dei Giornalisti, soggetti liberi quindi dagli obblighi di legge che li costringono a rispettare norme morali e deontologiche. Mi limiterò ad osservare le vicende pseudo-giornalistiche che riguardano la ristorazione veneziana, con le tante recensioni a diversi ristoranti e osterie scritte a titolo personale da questi avventori o improvvisati giornalisti e gourmet autorizzati da Tripadvisor. È accertato come le guide ufficiali e quelle più importanti come «Osterie d’Italia di Slow-Food Gambero Rosso», «L’Espresso», «Veronelli», «Il Sole 24Ore» e la «Guida Michelin » segnalino solamente osterie e ristoranti degni e meritevoli di attenzione, attraverso valutazioni, espresse con punteggi o simboli, firmate dal giornalista, confermate dalle redazioni e dagli editori di riferimento. Punteggi e giudizi che ovviamente possono risultare più o meno condivisibili, ma che si basano sul presupposto di non inserire un locale se non per parlarne in termini positivi. Inutile scrivere un articolo per insultare oppure offendere un locale, tanto vale non interessarsene proprio, fare in modo che cada nell’oblio e venga escluso dalle leggi di mercato. Una delle cose che meno concepisco nelle tante recensioni negative di Tripadvisor, poi, è l’utilizzo della parola “caro”, come se i ristoratori si fossero rifiutati di far prendere visione ai clienti del menù (con prezzi indicati per obbligo di legge...) prima di ordinare e gustare il piatto e, di conseguenza, prima di ricevere il conto, a scanso di brutte sorprese. Nei primi posti di gradimento della classifica dei recensori di Tripadvisor non ci sono, ad esempio, le migliori osterie segnalate da «Slow Food», guida dalla serietà risaputa, che ogni anno verifica in forma anonima le migliori osterie di Venezia e d’Italia, ‘adirittura’ senza il bisogno di ricorrere a classifiche o punteggi. I grandi ‘cronisti’ di Tripadvisor hanno il beneplacito della stessa struttura o dal blog che li ospita di diffamare ed insultare i vari ristoratori a loro invisi. Allo stesso tempo Tripadvisor prende le distanze dai giudizi espressi all’interno del sito con la seguente formula: «Questa recensione rappresenta l’opinione personale di un membro di Tripadvisor e non di Tripadvisor LLC». Ecco così che il sito internet, l’editore e quindi i curatori di questa guida web trovano disinvoltamente il modo di liberarsi dal rischio di incorrere in denunce o querele. Continua...

Venezia News giugno, 2013

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