È tutt’altro che una forzatura affermare che Venezia e il suo estuario, le sue isole, siano l’ombelico del Collio e l’anima enoica di un territorio che si chiama Friuli Venezia Giulia, cuore pulsante di terra, vini e uomini. Esiste una generazione di osti e ristoratori veneziani che da sempre ha nel proprio DNA vinicolo le produzioni del Collio; noi siamo nati offrendo, assaggiando, bevendo i prestigiosi vini del Goriziano, terre di marne oceaniche e ponche, adatte a produrre vini bianchi d’alto lignaggio. È inconcepibile una carta dei vini in cui non siano previste, non per obbligo, ma per puro amore, etichette del Collio che, al di là dei disciplinari di produzione è, e sarà sempre, una terra vocata per i vini bianchi in particolare, ma anche per alcuni rossi tutt’altro che trascurabili. Il terroir è tra i migliori al mondo, a livello di Bourgogne e Loire, e gode di un microclima che, per le ore di irraggiamento ed esposizione solare, produce grandi aromi e bouquet che vengono espressi in maniera esponenziale dal gran tenore alcolico, alcol che da molti viene considerato un minus, invece al contrario si rivela essere un grande vantaggio per chi lo beve. L’alcol derivato da uva è risaputo essere il primo conservante naturale; tale essendo non abbisogna di eccessivi sostegni di conservanti chimici, come la solforosa. I vitigni autoctoni danno una grande visibilità e creano aspettative al pubblico di tutto il mondo,mi riferisco a bianchi come il Tocai Friulano o Italico, che ora per legge si chiamerà Tai Friulano, il Pinot Grigio, nelle varie versioni sia ramato che in bianco, la Malvasia e la Ribolla, ma anche lo Chardonnay, il Sauvignon Blanc e il Pinot Bianco possono a ragione definirsi figli di questa generosa terra chiamata Collio. Per i rossi si sta rivalutando il Pignolo, il Tazzelenghe e lo Schioppettino, ma il Cabernet Franc, il Merlot e il Cabernet Sauvignon. Tornando agli Osti e/o Ristoratori vi segnalo, con l’avvertenza che, ahimé, la lista non potrà per ragioni di spazio essere completa, i luoghi veneziani del buon bere dei vini del Collio. A Castello, alla Mascareta, da chi scrive, sono presenti una decina di vini del Collio, tutti stappabili per un solo calice, e ancora, come mescita, non si può non segnalare l’Enoiteca all’Aciugheta da Gianni Bonaccorsi. Dal giovane e bravo Luca Fullin alla Terrazza Wildner i vini del Collio rappresentano la prima proposta, mentre nel cuore di Piazza San Marco l’ABC Quadri di Alajmo serve sia al bar che al tavolo oltre dieci referenze colliensi. Spostandoci poi in Strada Nova, ecco la Cantina Enoiteca, mescita a tutto stappo da Checco e Andrea, che fa praticamente da dirimpettaio a un altro milieu vocativo del Collio,Vini da Gigio di Paolo Lazzari. La più straordinaria mescita si svolge ogni giorno dalle 11 alle 22 a Rialto, nel minuscolo Bar Enoiteca Al Marcà, pochi metri quadri di enoiche sapienze friulane del Collio, e a San Bortolomio, ai Rusteghi da Giovanni, tante referenze, tutte stappabili. Il principe del pescato, Cesare Benelli del Covo, nasce con la carta dei vini friulani del Collio, bianchi e rossi. A Dorsoduro, Marco di Linea d’ombra è un altro che dà del tu a questi vini, tanto quanto Giovanni Trevisan dei Gondolieri. Alla Giudecca il Cipriani ha una cantina di primissimo livello sul fronte Collio, con ben tre ristoranti dove questi vini sono di… tavola. Infine, e per primi, i ristoratori della Buona Accoglienza, gruppo storico veneziano, primo tra tutti il suo presidente, Albino Busatto della Fiaschetteria Toscana, non alzerebbero le saracinesche se non avessero almeno una decina di vini del Collio in dotazione, da assaggiare, bere e apprezzare!

Venezia News giugno, 2012

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